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Il Carnevale Sardo è una delle manifestazioni più affascinanti e misteriose della tradizione isolana, in cui folklore, storia e radici ancestrali si intrecciano in una serie di riti e celebrazioni uniche. Le maschere tradizionali – tra cui spiccano i Mamuthones e gli Issohadores di Mamoiada, e i Boes e i Merdules di Ottana – sono le icone di un carnevale che racconta, attraverso simbolismi e ritualità, le origini profonde della cultura sarda.

Questo viaggio nel cuore della Barbagia, attraverso paesi come Mamoiada, Ottana, Orotelli e altre realtà, rivela una festa popolare le cui radici affondano nei riti pagani, nella tradizione orale e in un’identità in continuo divenire, che ha saputo integrarsi nel tempo con elementi cristianizzati pur conservando una forte impronta arcaica e simbolica.

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Contestualizzazione storica e simbolica

Il Carnevale Sardo è il risultato di un lungo percorso evolutivo: i riti pagani che in origine celebravano il ciclo della natura, la fertilità e il passaggio delle stagioni sono stati, col tempo, reinterpretati e inseriti nel calendario cristiano, senza però perdere i segni evidenti della loro origine precristiana. Questo processo di sincretismo ha prodotto una simbologia ricchissima, in cui ogni maschera e rituale può essere letto come un rito di rigenerazione della comunità.

In questo quadro, il contrasto tra figure “caotiche” e figure “ordinatrici” – come nel caso dei Mamuthones e degli Issohadores – può essere interpretato sia come lotta tra forze opposte (ordine/caos, inverno/primavera), sia come rappresentazione di un equilibrio necessario al rinnovamento collettivo. Ogni comunità, comunque, mantiene tratti propri, per cui lo stesso carnevale assume sfumature diverse da paese a paese.


Mamoiada: Mamuthones e Issohadores

Le origini e la processione

Uno dei carnevali più antichi e misteriosi della Sardegna si celebra a Mamoiada, un paese della Barbagia dove le tradizioni affondano in un passato remoto e il folklore è ancora fortemente presente. I protagonisti di questa celebrazione sono i Mamuthones e gli Issohadores, maschere le cui origini si perdono nei riti ancestrali.

La figura del Mamuthone è caratterizzata da:

  • maschera in legno nera sul volto;

  • pesante indumento di pelle scura;

  • una serie di campanacci di metallo fissati sulla schiena con cinghie.

Il Mamuthone avanza con passo cadenzato, in silenzio, seguendo una processione ordinata. L’impatto visivo e sonoro è molto forte e ha alimentato nel tempo interpretazioni che lo vedono come simbolo di rinascita, di richiamo della primavera o come figura legata a riti di passaggio.

Gli Issohadores, invece, sono figure più “luminose” e dinamiche. Indossano pantaloni bianchi, una casacca rossa, uno scialle nero decorato con frange e portano con sé la soha, il laccio con cui “catturano” alcune persone del pubblico: questo gesto non è punitivo, ma beneaugurante e indica protezione o favore. Per questo spesso vengono letti come le figure che regolano o guidano la forza primordiale rappresentata dai Mamuthones.

La simbologia dei Mamuthones e degli Issohadores

Le maschere di Mamoiada affondano le loro radici in una simbologia di tipo agropastorale. Il suono dei campanacci di metallo ha una funzione apotropaica (scacciare le influenze negative) e al tempo stesso propiziatoria (richiamare fertilità, abbondanza, ritorno della bella stagione). La presenza degli Issohadores introduce l’elemento dell’ordine umano sulla forza naturale: non è una semplice opposizione bene/male, ma una composizione di ruoli che serve alla comunità.

In questo contesto, il carnevale di Mamoiada non è solo una festa spettacolare, ma un vero e proprio rito collettivo di rinnovamento, che ripropone ogni anno lo stesso schema per rafforzare l’identità del paese.


Ottana: Boes e Merdules

Il carnevale barbaricino è altrettanto noto per il suggestivo corteo delle maschere di Boes e Merdules di Ottana. Si tratta di un’altra tradizione, distinta da quella di Mamoiada, ma ugualmente legata al mondo pastorale e ai cicli dell’anno.

I Boes si distinguono per le loro maschere in legno a soggetto bovino, spesso finemente scolpite e talvolta decorate. Più che rappresentare una divinità precisa, incarnano una forza naturale primordiale, la parte animale e potente della vita rurale.

I Merdules sono i loro “padroni” o accompagnatori: indossano pelli, hanno il volto coperto e spesso portano corda o bastone. La scena che viene messa in atto è quella del rapporto uomo-animale, del tentativo di dominare una forza necessaria ma potenzialmente indocile. Anche qui il suono dei campanacci e la ripetizione dei movimenti crea un clima rituale che può essere letto come esorcismo collettivo e come richiesta di protezione per l’anno agricolo.

Questa dualità – animale/umano, istinto/cultura – è un tratto tipico del carnevale sardo interno e rivela il legame profondo tra queste feste e la società agropastorale che le ha generate.


Sa Sartiglia di Oristano: la giostra equestre

Un altro appuntamento imperdibile del carnevale sardo è la Sartiglia di Oristano, considerata una delle giostre equestri più affascinanti e spettacolari d’Europa. Si svolge tradizionalmente la domenica e il martedì di carnevale ed è organizzata dai gremi storici della città.

Durante la corsa, i cavalieri – in maschera e con abiti rituali – devono centrare una stella con un foro al centro sospesa lungo il percorso. È una prova di abilità, coraggio e controllo del cavallo, ma anche un gesto dal valore propiziatorio: più stelle vengono infilzate, più l’anno sarà favorevole.

Figura centrale è su Componidori, il capocorsa, che viene vestito con un rito preciso e, una volta mascherato, non può più toccare terra fino alla fine. È lui che apre la corsa e che, al termine, benedice la folla.

La Sartiglia ha origini medievali e nel tempo ha assunto anche una valenza legata alla fertilità e alla buona annata, ma rimane soprattutto una grande festa identitaria di Oristano, che unisce cavalleria, teatro, religiosità e spettacolo.


La magia del Carnevale Sardo

Il Carnevale Sardo rappresenta una delle espressioni più vive e suggestive della cultura dell’isola. Le maschere tradizionali – Mamuthones e Issohadores di Mamoiada, Boes e Merdules di Ottana – insieme alla Sartiglia di Oristano, sono solo alcune delle tradizioni che rendono questo periodo dell’anno così speciale.

Ogni maschera, ogni danza, ogni suono e gesto possiede un significato profondo, legato alla storia, alla religiosità e al folklore di comunità che da secoli mantengono vive le proprie radici. Il Carnevale Sardo, pertanto, non è solo una festa popolare, ma una celebrazione dell’identità sarda, capace di affascinare e coinvolgere visitatori da ogni parte e di rimanere una delle manifestazioni più uniche e misteriose d’Italia.

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