
Sardegna e archeologia: due storie che si intrecciano
La Sardegna è un’isola con due anime archeologiche fortissime: da una parte la civiltà nuragica, sviluppatasi tra Bronzo e Prima Età del Ferro (circa 1700-700 a.C.), che ha lasciato migliaia di torri in pietra uniche al mondo; dall’altra i grandi centri costieri fenici, punici e romani – come Nora – che testimoniano il ruolo strategico dell’isola nel Mediterraneo.
Spesso si tende a mettere tutto nello stesso calderone “antico”, ma è bene distinguerlo:
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i nuraghi, le tombe dei giganti e Su Nuraxi di Barumini sono nuragici;
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Nora è una città fenicia poi punica e infine romana, non nuragica, ma importantissima per capire le fasi successive.
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Nora: città sul mare tra Fenici, Cartaginesi e Romani
La città di Nora, sulla penisola di Capo di Pula (a sud di Cagliari), è uno dei siti archeologici più affascinanti della Sardegna. La tradizione la considera una delle primissime fondazioni fenicie dell’isola (tra fine VIII e inizi VII sec. a.C.); in seguito divenne centro punico e, in età romana, una fiorente città portuale.
Cosa si vede oggi a Nora
Le strutture visibili sono in gran parte romane, con tracce precedenti. Tra le aree più importanti:
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Il teatro romano: unico in Sardegna, del II sec. d.C., affacciato sul mare e ancora oggi usato per eventi.
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Le terme (Terme a mare e Terme centrali): mostrano l’alto livello di vita e di socialità in età romana, con pavimenti a mosaico e impianti di riscaldamento.
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Le case patrizie, tra cui la domus con atrio tetrastilo, con mosaici a tema marino e mitologico.
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Il foro, cuore politico e sociale della città romana.
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Il tempio di Asclepio, dedicato al dio della guarigione.
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Il tophet fenicio-punico, vicino alla chiesa di Sant’Efisio, che testimonia la fase più antica orientale.
La stele di Nora
Nel 1773 è stata trovata la stele di Nora, con un’iscrizione fenicia tra le più antiche del Mediterraneo occidentale: è importantissima perché è una delle prime attestazioni del nome “Sardegna” (Shrdn). Oggi è conservata al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Nora fu abitata dall’età fenicia fino alla tarda antichità, raggiunse il massimo splendore in età romana e decadde tra V e VI secolo d.C. per cause belliche (Vandali) e per la perdita di centralità delle rotte.
La civiltà nuragica: la Sardegna della pietra
Molto prima di Fenici e Romani, tra il XVII e l’VIII secolo a.C., in Sardegna si sviluppò la civiltà nuragica, una cultura autonoma, insulare, con un’architettura in pietra senza paragoni nel Mediterraneo.
I nuraghi
Il monumento simbolo è il nuraghe: una torre troncoconica costruita a secco, con grandi blocchi di pietra, spesso con corridoi e camere interne voltate a tholos. Se ne conoscono oggi circa 7-8.000, ma le stime superano i 10.000 esemplari: significa che i nuraghi punteggiavano tutta l’isola, dall’interno alle coste.
Le funzioni potevano essere diverse (controllo del territorio, rappresentanza, culto, residenza di élite): non esiste un’unica interpretazione valida per tutti i tipi.
I nuraghi di costa: il Nuraghe Diana
Non tutti i nuraghi erano solo “di montagna”. Alcuni presidiavano le rotte marittime. Un esempio è il Nuraghe Diana, nel territorio di Quartu Sant’Elena, lungo la litoranea per Villasimius (zona Is Mortorius / Baia Azzurra). Sorge su un piccolo rilievo, a poche decine di metri sul livello del mare, e controlla il Golfo di Cagliari: posizione perfetta per sorvegliare traffici e sbarchi.
Questo dimostra che la civiltà nuragica non era isolata, ma attenta ai collegamenti marittimi.
Le Tombe dei Giganti
Accanto ai nuraghi, la Sardegna nuragica ha lasciato le tombe dei giganti: grandi sepolture collettive in pietra, diffuse in tutta l’isola. Sono formate da:
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un corpo tombale allungato (dove venivano deposti i defunti della comunità),
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una stele centrale più alta,
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una esedra semicircolare di lastre di pietra, spesso interpretata come spazio rituale.
Il nome “tombe dei giganti” è popolare e tardo, ma rende bene l’idea della monumentalità. Queste strutture ci parlano di comunità organizzate e di un’idea condivisa del culto dei morti.
Su Nuraxi di Barumini: il capolavoro
Tra tutti i siti nuragici, Su Nuraxi di Barumini (Marmilla) è il più noto e il meglio conservato. È stato dichiarato Patrimonio UNESCO perché rappresenta in modo completo un villaggio nuragico fortificato.
Il complesso è formato da:
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un mastio centrale (il nuraghe più antico),
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un bastione quadrilobato con quattro torri d’angolo,
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un villaggio di capanne aggiunto e trasformato nel tempo,
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cortili, cisterne, pozzi.
Questo sito permette di capire che la civiltà nuragica non era fatta solo di torri isolate, ma anche di insediamenti complessi, con spazi comunitari, acqua, artigianato e gerarchie.
Musei per capire la Sardegna antica
Per mettere insieme i pezzi, il luogo migliore è il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari: qui si trovano:
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bronzetti nuragici,
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ceramiche,
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armi,
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la stele di Nora,
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materiali fenici e romani.
È il punto di connessione tra le varie fasi storiche dell’isola.
Un viaggio nell’archeologia sarda
Visitare la Sardegna con un occhio all’archeologia significa seguire una linea del tempo lunghissima:
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Nora: Sardegna aperta al Mediterraneo, fenicia, punica e romana.
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Su Nuraxi di Barumini: apice dell’architettura nuragica.
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Tombe dei giganti: il rapporto con i morti e il sacro.
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Nuraghi costieri (come Diana): controllo del mare.
Ogni zona dell’isola – da Cagliari a Barumini, da Orgosolo a Santu Lussurgiu – custodisce un pezzo di questa storia.
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